Fu la fiammella che rapisti in cielo

Fu la fiammella che rapisti in cielo
a ingabbiar me e chi con meco nell’arte:
i cortigiani e chi dal nuovo stelo
ancor in versi t’ingiurian con Marte.
Lo scrisse un alemanno rachitico
ché da tal versi giunse alla tua gente:
“dè, uomini sol sanno che col mitico
tutto persero men che ‘l foco ardente”.
Prometeo, rendi la divina scintilla
che d’esser dio non ne voglio sapere,
non fare come chi volle volere
di seguir il multiforme da Scilla:
ti scordasti d’aggiunger ai tuoi doni
un fango quantomeno più capace.

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