Prato

Avrebbero dovuto prevederlo quando mi diedero questo nome.
Pochi giorni fa ho camminato nella pianura immensa del parco fiorito, e le ho viste sbocciare come neve a perdita d’occhio, scrollare le delicate corolle con un gentile cenno del capo, le ho calpestate piano.
Anche Loro videro le stesse distese immote di steli e petali bianchi, le videro alzarsi e abbassarsi come maree da una collina all’altra, essere primavera, le amarono, e le omaggiarono dedicando loro la primogenita.
Si sono inchinate al mio passaggio, centinaia di migliaia ovunque, in tutte le direzioni, i cuori caldi e pulsanti color del sole circondati da un ventaglio di piccoli seni allungati e appuntiti.
Ho notato, tra i comuni fiori che mi danno il nome, tra il verde e il bianco e il giallo, lo strisciare di un altro colore, un azzurro timido, macchioline discrete di ciano, piccoli boccioli blu chiaro…
Invadevano il panorama, copie e copie della stessa delicata candida corolla. Quasi un senso di colpa, nello strapparle per farne una coroncina. Nel tirarle fino a rompere il filo verde che le cuciva al terreno erboso sentivo di star intaccando un’intera bellezza.
I petali, sotto rosati, lentamente s’impregnavano completamente di un ciclamino brillante. Dal centro schiacciato e deforme emergeva, come un pungolo, l’ago di pino…
La mia ombra calava sulle risparmiate, fioriva come tracciata dalle pennellate accostate di un impressionista, la mia sagoma di nebbia scura s’imprimeva
pigramente sull’erba e sul biancore.
E tra esse s’infiltrava il blu timoroso dei minuscoli bambini del prato.
Avrebbero dovuto prevedere che, consacrandomi a quel mare bianco, avrei udito sin troppo chiaramente l’ordine perenne dei suoi silenziosi compagni, le cui radici filiformi si attorcigliano intorno alle stesse zolle. Il loro grido di creature effimere, cui un solo soffio di vento può portare lontano la testolina, è diventato la mia stessa disperata richiesta.
Il loro nome, il loro grido, è rimasto scolpito nelle mie orecchie come su un eterno vinile in rotazione. Invaderò gli orizzonti…
E nonviscorderetedime.

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